MUSEO FERROVIARIO DI TRIESTE … OVVERO, UNA PROMOZIONE ROTARIANA!
Il 18 luglio u.s. è stato sottoscritto presso il Museo Ferroviario di Campo Marzio un protocollo d’intesa, tra la Fondazione Ferrovie Italiane, il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Trieste, per il restauro del fabbricato storico della stazione di Campo Marzio e la ristrutturazione del Museo Ferroviario in esso ospitato, con un cofinanziamento riguardante il primo lotto funzionale comprendente il Museo stesso. La firma ha visto la presenza dei massimi vertici istituzionali, dal Ministro Franceschini e dai Presidenti del Gruppo FS Mazzoncini e della Fondazione FS Moretti, alla Presidente Regionale Serracchiani e al Sindaco Dipiazza. È stata una svolta che definirei storica per chi, come il sottoscritto e i volontari che rappresento, dopo aver raccolto da trent’anni una collezione unica nel suo genere, si sono battuti per difendere e valorizzare il Museo ed il suo prezioso contenitore, rarissimo esempio di stazione liberty “di testa”. Sono da considerare definitivamente superati i momenti bui che avevano visto in passato la messa in vendita del complesso architettonico e la possibile dispersione dei cimeli, fermata in tempo dai volontari grazie ai vincoli posti dalla Soprintendenza.
La nostra città potrà così valorizzare non solo un museo molto particolare e già ben conosciuto ma soprattutto un edificio di notevole valore storico con destinazione multifunzionale, senza contare il recupero della sua originaria funzione di terminale viaggiatori per treni speciali turistici o storici.
Ma in tutto questo c’è anche lo zampino del Rotary…
Non dobbiamo dimenticare infatti l’interclub del 16 giugno 2012 con i Rotary Giuliani svoltosi proprio in Museo sotto il titolo “La ruota del Rotary fa ripartire il Museo Ferroviario” con visita guidata e un catering tra i binari. In quell’occasione si dette ampia visibilità allo scopo di “contribuire alla salvaguardia e al rilancio del Museo”, come disse il Presidente Giorgio Cappel del Rotary Trieste unitamente al nostro Giacomo Sardina, inaugurando l’impianto audiovisivo offerto in dono. Successivamente anche l’Inner Wheel volle contribuire con sei nuove vetrine da esposizione, dando ulteriore lustro al Museo.
Nell’occasione dell’interclub si propose anche, quale service, il restauro statico di una locomotiva, esemplare unico in Italia, che per la sua storia rappresenta una sorta di “metafora” delle possibili azioni umane, buone e cattive: la locomotiva da guerra 52 delle Deutsche Reichsbahn. L’iniziativa non poté concretizzarsi a causa dei costi insostenibili per il Rotary ma fu di sprone per la Soprintendenza che decise di farsi carico dell’iniziativa, portata a termine in coincidenza con la firma del protocollo.
Ancora una volta si dimostra come il Rotary può svolgere un’azione promozionale insostituibile, suggerendo e sollecitando iniziative che possono essere poi fatte proprie da soggetti in grado di realizzarle. La promozione del Museo Ferroviario di Campo Marzio ne è una dimostrazione eclatante.
Da responsabile del Museo colgo l’occasione per ringraziare il Rotary, con un motivo in più per essere orgoglioso di appartenervi.
Roberto Carollo
NOTA: Il RESTAURO DELLA LOCOMOTIVA 52 DEUTSCHE REICHSBAHN
Potrebbe definirsi l’esempio in campo ferroviario della potenza bellica nazista. Realizzate per la Wermacht, su un progetto unificato ed estremamente razionale, in oltre 7.000 esemplari in due anni e mezzo dall’industria germanica e dei paesi occupati, è stata uno strumento di morte e distruzione. Trasportò truppe e materiale bellico in giro per l’Europa fino a Stalingrado, nonché i deportati nei campi di sterminio. Finita la guerra queste locomotive, disperse nei vari paesi occupati, poterono essere utilmente impiegate dalle diverse amministrazioni ferroviarie per la ricostruzione. A fine anni ’40 e nei successivi anni ’50 trainarono i treni degli aiuti del piano Marshall e del ritorno a casa dei reduci. Una macchina da guerra trasformatasi in strumento di pace e di rinascita.
Un’ulteriore conferma che non esistono strumenti buoni o cattivi, ma lo può essere solo il comportamento dell’uomo.
È questa la metafora ed il messaggio che questo cimelio unico nel nostro Paese, ora restaurato dal Ministero dei Beni Culturali, vuole trasmettere ai più giovani.