I Soci Fondatori
Alfredo Bleiweiss | Walter Marchi |
Umberto Chiriaco | Alfonso Mendola |
Aldo Coen Porto |
Ferruccio Mosetti |
Stelio Crise | Guido Pizzul |
Andrea Cucchiarelli | Luciano Savino |
Raffaele De Riù | Herbert Schneider |
Edoardo Doratti |
Luigi Stasi |
Antonio Grandi | Italico Stener |
Mario Lapenna | Piero Valenzin |
Luigi Laudisa | Franco Viarengo |
Gennaro Liguori | Gustavo de Vonderweid |
La storia
La storia delle vicende, invero piuttosto travagliate, che hanno portato alla nascita del nostro Club copre un arco di tempo piuttosto ampio che parte dalle prime avvisaglie ufficiali nel 1967, quando l’allora Governatore Roi trovò il Club di Trieste troppo numeroso incitando, secondo le Direttive del Board internazionale, alla cessione di una parte di territorio per far nascere un secondo Club: e questo perché, allora, ad ogni Club era assegnato uno spazio nella città. Vi fu un referendum interno che vide contrapposti Manlio Cecovini favorevole e Alberto Casali decisamente molto contrario; il risultato delle votazioni fu però negativo. Periodicamente la questione tornava ad affacciarsi ma sempre senza sbocchi favorevoli. Nel 1971 Cecovini divenne Governatore Distrettuale e in tale veste intervenne alla serata del “cambio del martello” che vide l’inizio della Presidenza di Nello Morpurgo: il discorso di Cecovini fu molto chiaro e senza mezzi termini. Disse tra l’altro: “Eliminiamo ogni forma d’orgoglio; ma soprattutto evitiamo di essere orgogliosi perché escludiamo altri dal privilegio di essere rotariani… non precludiamo con la nostra resistenza la possibilità di creare un nuovo Club, che è la naturale strada per l’espansione rotariana”.
Le discussioni si protrassero però, anche molto accese, per molto tempo. Per evitare la contestatissima ma necessaria cessione del territorio, Cecovini suggerì che il nuovo Club potesse avere un territorio che attorniasse la Città; Casali contrappose che Città voleva dire tutto il territorio sino al confine di Stato. Innumerevoli furono le riunioni e le prese di posizioni sui due fronti. Alla fine, nel 1972, una votazione dell’Assemblea del Club Trieste pose fine al dilemma: fu dato il via libera, a maggioranza, alla nascita del nostro Club che assunse pertanto la denominazione di “Triestre-Carso-Muggia” .
Il primo Consiglio Direttivo fu così composto:
Presidente Ferruccio Mosetti Vice Presidente Alfredo Bleiweiss Segretario Raffaele De Riù Tesoriere Luciano Savino Prefetto Gustavo de Vonderweid Consiglieri Antonio Grandi e Italico Stener
La vita del Club fu subito molto intensa e piena di entusiasmi. L’attività accanto all’altro Club triestino - il secondo a nascere nel 1924 dopo quello di Milano e quindi carico di storia e di avvenimenti - fu molto stimolante. I nostri nuovi Soci furono spinti dal sincero desiderio di dar vita ad un Club serio, proficuo, vitale, impegnandosi a fondo. E questo non certo per un gretto spirito di competizione ma per contribuire – soprattutto pariteticamente! – a tener alta la fiaccola degli ideali rotariani.
I risultati non si fecero attendere a lungo: con il breve volgere del tempo il Club brillò sul piano qualitativo per una viva e numerosa partecipazione ed un’attiva presenza nella vita associativa mediante quel dibattito aperto e quella circolazione di idee così necessari per un più elevato progresso civile e sociale.
Sul piano quantitativo la crescita dei Soci progredì armonicamente e lentamente, seguendo il principio ben noto che un aumento non protetto della qualità è elemento assai fragile e soprattutto incapace di autoconservazione. Purtroppo quest’ultimo principio non fu osservato completamente negli anni successivi.
Nel 1975 il Board Internazionale abolì il principio della territorialità dei Club, secondo il quale in un medesimo territorio cittadino non potevano sorgere più Club. Abolite le limitazioni, il Club assunse pertanto il nome di “Trieste Nord”, senza alcun significato circa la scelta del punto cardinale.
La vita attiva del nostro Club proseguì con grande vivacità ed interesse: basti pensare che nel 1976 realizzammo il record assoluto annuale di assiduità globale dei Soci alle Conviviali tra tutti i Club del Distretto, raggiungendo addirittura il 90,39%. Il passare del tempo non cancellò l’entusiasmo, come testimoniato da un altro primato assoluto tra tutti i Clubs del Distretto, spiccando un 82,6% per tutto l’anno 1983.
Nel 1976 prese corpo il Club-Contatto con Klagenfurt-Süd, la cui odierna denominazione è R.C. Klagenfurt Wörthersee. Gli incontri proseguirono poi con molto entusiasmo, aggiungendo alle tradizionali visite ad anni alterni nelle due città anche altre occasioni informali di contatto, testimonianza reale della bontà dei rapporti.
Nel 2007 si è aggiunto il contatto con il R.C. Lubiana e nel 2008 il gemellaggio con il R.C. Budapest-Taban, con i quali i contatti non mancano, ma devono essere consolidati, pur tenendo conto che la distanza con Budapest non consente la stessa frequenza che è invece possibile con le vicine Austria e Slovenia.
Va anche ricordato che nel 1998 abbiamo contribuito, unitamente al Rotary Club Trieste, alla costituzione del Rotary Club Muggia.
Il nostro Club, insieme al R.C. Trieste e al R.C. Muggia, è il padrino del Rotaract Trieste, sorto nel 1968, che fa avvicinare i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni agli ideali rotariani.
Il nostro Club è stato sempre caratterizzato una grandissima vivacità di attività testimoniate dalla promozione di tavole rotonde, incontri, dibattiti, concorsi culturali, iniziative benefiche internazionali. Grande è stato anche l’interesse specifico per i vari aspetti della vita e delle problematiche della Città: in effetti se si passa in rassegna la storia del nostro Club, ci si accorge immediatamente come scorra la stessa storia recente di Trieste. Storia di avvenimenti, storia di uomini, storia di speranze e di delusioni. I nostri Soci Rotariani hanno sempre più assunto un ruolo di viva partecipazione e di sempre più attiva presenza nella vita cittadina, contribuendo, ognuno per la propria parte, al progresso civile e morale, obbedendo spesso a quel principio che ognuno dovrebbe intimamente sentire: l’obbligo morale di restituire alla Società almeno una parte di quanto essa ci ha offerto e ci offre. I principi che hanno caratterizzato per tanti anni l’azione dei nostri migliori Soci e che dovrebbe comunque sempre guidare il pensiero di ogni buon rotariano sono certo legati alla riflessione del Presidente del Rotary Internazionale dell’anno 1976/77, l’americano Robert Manchester: “Nell’ultimo giorno noi troveremo nelle nostre mani soltanto quello che in vita avremo dato, niente di più niente di meno. Le cose per le quali abbiamo combattuto - guadagno personale, agiatezza materiale, valori tangibili - scompariranno davanti a noi. Cerchiamo quindi di vivere nel rispetto prima di tutto di noi stessi e se questo impegno si propagherà nel mondo esso porterà come conseguenza il rispetto reciproco, e questo vorrà dire quella sicurezza che, sola, può dissipare il buio della fame, delle malattie, della guerra. Questa è la ragion d’essere del Rotary, questo è il nostro scopo, questo è il nostro ideale servire”.
(Testo di Ettore Campailla con aggiornamenti di Giacomo Sardina)